La storia

Notizie storiche

di Franco Cherubini

La Riserva si estende su una superficie montana in alcuni tratti anche abbastanza scoscesi. Nonostante questo in passato la zona è stata coltivata e abitata come dimostrano le case coloniche esistenti al suo interno e i numerosi muri e capanni che testimoniano come l’uomo abbia lottato contro l’asperità del terreno pur di renderlo coltivabile.

La Riserva naturale Poggio all’Olmo comprende terreni che appartengono ad abitanti dei due borghi  Castiglioncello Bandini e Monticello Amiata. Il confine tra i possedimenti delle due comunità è ubicato in prossimità del grande pero selvatico, detto “Perone”, oggi purtroppo distrutto dal tempo.

Il Perone

Il Perone si trovava alla sommità di un monte con ampio spazio pianeggiante dove venivano seminati cereali, prevalentemente segale. Durante il periodo della mietitura il vecchio pero, essendo l’unico albero esistente sul monte e possedendo una chioma generosa, offriva ombra ai contadini della zona durante l’ora dei pasti e diventava luogo di aggregazione e scambio culturale e sociale tra le due comunità di Castiglioncello e Monticello.

Il Perone però ha avuto anche un impostante ruolo per la navigazione area: essendo ben visibile dalla lunga distanza è stato per anni punto di riferimento durante i sorvoli della zona.

Nella zona di Castiglioncello Bandini, i terreni della Riserva ubicati in prossimità del Perone appartenevano a piccoli proprietari o alla locale fattoria. Nella parte prossima a Monticello Amiata, invece, il territorio era diviso tra diverse famiglie monticellesi, come ad esempio Lambardi poi Maccheroni, gli Imberciadori, ecc…

In seguito allo spopolamento delle aree montane, iniziato intorno agli anni Cinquanta, i poderi furono abbandonati e i proprietari concessero parte dei terreni al Corpo Forestale per opere di rimboschimento attraverso le quali furono introdotte anche essenze non locali come il pino nero e l’abete americano. L’unica conifera originaria del territorio è l’abete bianco. 

Da notare che il vero nome che la popolazione locale dava alla cima più alta della Riserva non era “Poggio all’Olmo” ma “Poggio ell’Omo”, l’errore di interpretazione è dovuto al nome riportato sulle carte ufficiali dell’Istituto geografico militare.

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